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Sebastiano Damonte (1931-2020)

La figura di Sebastiano Damonte, Bastian per tutti, è importante per Arenzano.

Si tratta di un gigante, che ha fatto moltissimo per il suo paese, molto di più di personaggi cosiddetti "illustri". I segni che lascia non sono solo documenti cartacei, ma una infinità di piccole e grandi opere disseminate in tutto il territorio del nostro comune.
Ripari e rifugi, fonti, innumerevoli sentieri sistemati e risistemati, piccole panchine con viste incantevoli, tanti alberi piantati, ricerche storiche e documentali di antiche vestigia, memoria di antichi mestieri, ricordi indelebili nei tantissimi che lo hanno conosciuto nelle associazioni di Arenzano.
Tutti coloro che lo hanno conosciuto sono rimasti travolti dalla sua capacità di coinvolgere, trascinare, agire: il CAI, l'Agesci, il CNGEI (scout laici), l'Associazione Amici di Arenzano di cui era socio fondatore e anima: tutti hanno ricevuto da lui un incarico, un bene ambientale da tutelare, custodire, mantenere. 

E' stato l'anima di tantissime manifestazioni, ma un'anima discreta, che lasciava spazio, che gratificava: "fare e non apparire" era uno dei suoi motti. Un altro era "fare tanto, in modo da arrivare stanco, ma contento,  alla sera".

 

 

 

Bastian è sempre stato innamoratissimo di Arenzano, dove è nato e ha vissuto per 88 anni. Diceva spesso che il “suo mondo” andava “dal Pizzo al Porto” ed ha amato ancor più le montagne, che circondavano il “suo” paese.
Profondo il rispetto e l’attaccamento a questo territorio. Ne ha percorso ogni sentiero, lo ha difeso con tenacia e curato con amore, cercando di renderlo migliore per il bene di tutti. Ne conosceva ogni singola pietra, e non è solo un modo di dire. Infatti “le pietre” sono diventate le protagoniste del libro “Pietre come testimoni”, pubblicato nel 2016 e di cui è stato curatore principale per l’Associazione “Amici di Arenzano”.
Pietre levigate riportate alla luce, fonti con freschi zampilli a cui abbeverarsi, ripari recuperati e resi fruibili, sentieri liberati da rovi e sterpaglie, percorsi tracciati ravvivandone i segnavia e costruendo utili “ometti” di pietra; sassi trasformati in sedili, tavole di legno incise con le destinazioni, il rifugio BelliVenti… sono tutti “segni” che Bastian ci ha lasciato in eredità.
E ai “segni” lasciati dall’uomo, nell’immediato entroterra, si ispira il concorso fotografico del Cai, motivo di orgoglio ed entusiasmo, non solo nel ricordo di Bastian, ma per un rinnovato e accresciuto amore e rispetto per il nostro prezioso e magnifico ambiente montano, che magicamente si specchia ogni giorno nell’azzurro del mare.

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